Depositate in Parlamento nove proposte di legge per l'apertura di nuove case da gioco in Italia. Schifani: «Promuovono il turismo», entusiasta Michela Brambilla: "Apriamoli ovunque, subito negli alberghi a cinque stelle", mentre Federgioco si oppone
C'è voglia di azzardo in Italia? Secondo i firmatari delle nove proposte di legge depositate in Parlamento, sì: in almeno sette località italiane - Stresa, Gardone Riviera, San Pellegrino Terme, Viareggio, Fiuggi, Ostuni e Taormina - sarebbe auspicabile l'apertura di nuovi casinò, che andrebbero ad affiancare i quattro esistenti oggi, Venezia, Campione, Sanremo e Saint Vincent.
Troppi? Troppo pochi? Le opinioni divergono. Secondo il presidente del Senato Schifani, la contrarietà a questi progetti non ha ragion d'essere: «i casinò sono una nuova risorsa turistica - afferma Schifani - da promuovere nei territori che ne sono sprovvisti. Costituiranno ulteriore attrattiva per i tradizionali flussi turistici e ne susciteranno di nuovi e interessanti per l'economia di settore». Non solo. In materia di sale da gioco, secondo Schifani i tempi sono maturi perché l'Italia entri in concorrenza con le altre "piazze" presenti sul Mediterraneo, aprendo «nuovi casinò nel Centro e Sud Italia», utilissimi a suo dire anche a titolo di strategia anti-crisi.
«Impedimenti pseudomoralistici hanno ignorato deliberatamente forme di presunto gioco d'azzardo istituzionalizzate - incalza il parlamentare del Pdl Luigi Vitali, primo firmatario della proposta di legge per l'apertura di una casa da gioco a Ostuni -, mentre nulla impediva l'apertura e il funzionamento di quattro case da gioco a Sanremo, Campione d'Italia, Saint Vincent e Venezia. Strutture producono utili per milioni di euro, danno lavoro a migliaia di persone e favoriscono l'incremento del reddito e l'attrazione turistica in tali località».
Ogni città che aspira ad essere sede di un nuovo casinò ha il suo sponsor politico. Lo Monte, deputato siciliano del Mpa, si dice preoccupato «per il ritardo nella riapertura (era stata attiva dal 1961 al 1965, ndr) della sala da gioco a Taormina. Non vorremmo che dietro questo ci siano pressioni da parte dei Casinò del Nord» dice. La deputata dell'Udc Anna Teresa Formisano chiede invece un nuovo casinò a Fiuggi, mentre il senatore Pdl Valerio Carrara ha a cuore il destino della casa da gioco di San Pellegrino Terme e polemizza contro «i divieti del codice penale che non possono più essere considerati collegati al disvalore del gioco d'azzardo sotto il profilo sociale altrimenti si dovrebbe constatare che il primo soggetto che abitualmente compie un'attività considerata moralmente illecita è proprio lo Stato con i vari giochi e lotterie. Le case da gioco devono essere considerate, come lo sono in tutto il mondo, attività ludiche e ricreative spesso collegate a periodi di vacanza».
Non certo per motivi etici, ma per calmierare il mercato non la pensa così Federgioco, che si oppone seccamente alla proposta: «La situazione tra domanda e offerta è equilibrata, dunque un aumento di numero ci sembra inutile» replica il presidente dell'associazione Mauro Pizzigati. Tanto più che i conti dei casinò attualmente in funzione nel nostro Paese sono in rosso (-4% degli introiti nel 2008), anche a fronte di un aumento dei visitatori (+ 15%). Stando ai dati dell'European Casinò Association, rispetto al mercato europeo (che vale complessivamente 9,3 miliardi di euro) l'Italia al settimo posto.
In testa, la Francia, con 2,5 miliardi di incassi e 188 casinò sul territorio nazionale. Ma ne hanno molti più di noi anche la Repubblica Ceca (150), la Gran Bretagna (131), l'Estonia (125), la Germania (70), la Spagna (35), la Croazia (20), la Svizzera (17), l'Austria (12), l'Olanda (11), la Slovenia (10), la Grecia (9) e Portogallo e Belgio, con i loro otto casinò a testa.
Entusiasta all'idea di aumentare il numero delle sale da gioco in Italia, il sottosegretario al Turismo Michela Brambilla raddoppia la posta in gioco e auspica l'apertura di casinò «ovunque in Italia, a cominciare dagli alberghi a cinque stelle, solo per gli ospiti. E' una formula - dice la Brambilla - per garantire alle nostre strutture ricettive di poter competere con quelle degli altri Paesi europei, a cominciare da Francia e Spagna». Lo stivale come una piccola grande Las Vegas, insomma. (Libero News)
Quindi dopo aver incastrato Uccio Curto nell'affaire casinopoli, grazie al fantomatico magnate russo, ora si profila davvero l'apertura del casinò ad Ostuni.
Bene,bene...prima Curto è stato preso con le mani nella marmellata, ora che non se ne parlava più di Casinò, spunta nuovamente l'idea....sponsorizzata nientemeno che da Vitali...ah però..che il nostro Onorevole sappia lavorare meglio dell'ex Senatore?
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